Come sta cambiando l’accesso all’informazione e alla cultura
“Ci cambierà per sempre, anche dopo la fase di emergenza”. Questo concetto, su ciò che potrà essere il nostro modo di vivere, il nostro Paese e il mondo intero dopo lo shock del coronavirus, sta diventando quasi un mantra. Solo il tempo (e non sappiamo quanto) ci dirà con maggiore precisione quali e quanti saranno questi cambiamenti, se si rivelerà più forte la paura che stiamo tutti vivendo in questo periodo o la voglia di tornare a quella che prima chiamavamo “normalità”. Ma un cambiamento è già certo, perchè lo stiamo vedendo già oggi, in diretta, e difficilmente si potrà cancellare: quello nell’accesso all’informazione e alla cultura.
La crisi dei giornali cartacei
Prendiamo un media che ha una storia antichissima: il quotidiano cartaceo. Forse non tutti sanno che il più antico quotidiano italiano ancora oggi in attività è la Gazzetta di Parma, i cui primi numeri sono del 1735. Prima dell’emergenza coronavirus il giornale faceva parte delle abitudini quotidiane di un molti italiani: chi lo acquistava ogni giorno (in percentuale minore), o chi ne inseriva la lettura in un rituale mattutino diffusissimo, al bar insieme a cappuccino e cornetto (un numero molto più elevato).
Già da anni il numero di copie vendute e la diffusione dei quotidiani cartacei risultava in costante calo, ma l’esplosione dell’epidemia ha dato una mazzata tremenda a questi dati. Raffrontando il periodo 2013-2019, il crollo delle vendite delle testate nazionali si attestava in media sul 50%. Da marzo 2020 si assiste ad un crollo senza precedenti: lo confermano anche i dati diffusi da Fenagi (Federazione Nazionale Giornalai), che stanno portando alla chiusura di due edicole al giorno.
I canali di informazione si moltiplicano
I giornali in questi anni hanno perso terreno a favore di altri canali di informazione, segnando più di altri media il loro essere nati in altri tempi: radio e televisione hanno evidenziato una maggiore capacità di adattamento e modernizzazione, i canali web e social sono la principale fonte di informazione per le generazioni più giovani. Anche le testate più illustri del panorama nazionale hanno sofferto e provato a reinventarsi con prodotti digitali. Alcune con successo, altre meno. Per quanto riguarda il panorama delle testate locali, la situazione è più frastagliata. Qui la concorrenza tra diversi media è meno serrata, ma per quanto riguarda i giornali cartacei anche in questo caso il calo di vendite è sensibile.
Le scelte dettate dal Coronavirus
La pandemia Covid-19, ha spinto molti utenti precedentemente restii alle novità, magari frenati anche da barriere anagrafiche perchè di una certa età, a guardare con interesse ad alternative fruibili da casa senza doversi recare in edicola: i portali web dei loro giornali preferiti, scoprendo che gli abbonamenti a questi ultimi sono molto meno costosi delle copie cartacee, e una volta superati i primi ostacoli legati all’abitudine, anche semplici da utilizzare, con funzioni quali sfogliatore, la possibilità di scaricare e archiviare articoli. Certo, una volta finito l’isolamento forzato, tornerà la voglia di ripristinare i riti come il bar, l’incontro e magari anche il commentare con gli altri le notizie appena lette, ma una volta scoperta l’agilità, comodità ed economicità di questi strumenti, è prevedibile che difficilmente si tornerà indietro.
La riduzione degli investimenti pubblicitari
Tutti i media inoltre, a causa del lockdown, stanno soffrendo un altro aspetto negativo tutt’altro che secondario: la riduzione della pubblicità, anche a causa della chiusura di tante ditte. Questa mancanza di introiti colpisce maggiormente l’informazione locale, dove sconta non solo la chiusura di imprese medio – grandi, ma anche degli esercizi commerciali per i quali il giornale a diffusione provinciale rappresenta tradizionalmente un canale pubblicitario importante. Tante testate si sono quindi trovate in difficoltà, e un aiuto è arrivato da una fonte per certi versi inaspettata. Google ha infatti attivato la News Initiative, per fornire un supporto, anche finanziario, a editori e organizzazioni che operano nell’ambito del giornalismo e della pubblicazione di notizie in tutto il mondo, anche e soprattutto a livello locale. “Le realtà che pubblicano notizie locali – ha spiegato Richard Gingras, Vice Presidente News di Google – in tempi normali sono una risorsa vitale per mantenere connesse le persone e le comunità: oggi svolgono una funzione ancora più importante nel riferire sui lockdown e sulle regolamentazioni locali”.
Non cala il bisogno di informazione, e aumentano i consumi culturali
Gingras sottolinea un aspetto quanto mai concreto: anche se l’accesso ai diversi mezzi di informazione è frastagliato e altalenante, la “fame” di notizie e aggiornamenti è grandissima tra il pubblico. Così come la permanenza domestica forzata ha innalzato la richiesta di contenuti culturali. Un esempio concreto, in una delle regioni più colpite dal virus, l’Emilia-Romagna, è il servizio gratuito EmiLib, che permette di fruire da casa migliaia di e-book, audiolibri, brani musicali, di consultare giornali on line, semplicemente attraverso l’iscrizione alla propria biblioteca comunale. Un servizio che nel periodo dell’epidemia ha visto una decisa impennata di iscrizioni.
Informazione a pagamento vs informazione gratuita
Un successo che evidenzia un altro aspetto che segnerà il futuro dell’informazione: il confronto – scontro tra contenuti a pagamento e contenuti gratuiti, anche per quanto riguarda l’informazione. Un tema dibattuto fin da quando in Italia si diffusero le reti televisive private, i canali Mediaset, che si sostenevano esclusivamente attraverso la pubblicità, mentre la Rai si finanziava attraverso il pagamento del canone. Oggi il tema è più articolato, ma le basi sono ancora le stesse. Le fonti di informazione gratuita si sono moltiplicate, ma anche in questi tempi, la serietà e attendibilità delle redazioni e dei giornalisti resta elemento discriminante. Anche una testata gratuita, televisiva, radiofonica, on line, solo se diffonde notizie fondate, verificate, magari imparziali e, sempre magari, ben scritte manterrà e nel tempo amplierà la propria platea di utenti e lettori, richiamando così investitori pubblicitari e garantendosi non solo la sopravvivenza ma una possibile crescita. L’attendibilità di queste fonti gratuite però metterà sempre più in difficoltà i giornali a pagamento, che però, d’altro canto, sono quelli che possono contare su redazioni più numerose e attrezzate: giornalisti specializzati sui vari settori (cronaca, economia, spettacoli, sport), corrispondenze dall’estero, interviste con grandi personaggi e protagonisti della cultura. Forse ormai contenuti “di lusso”, che non tutti possono permettersi. Ma come società, possiamo permetterci di perderli? Ne deriverebbe un innegabile impoverimento culturale.